Diario del Festival

Dall'archivio del Festival, tutte le cronache dell'edizione 2004


1 novembre 2004
Una nuova natura umana?

di Laura Calevo

Scienza e religione si interrogano da sempre sulla natura umana proponendo punti di vista spesso contrastanti. Oggi, sabato 30 ottobre, alle ore 16.00, presso l'aula polivalente San Salvatore della Facoltà di Architettura, Monsignor Tarcisio Bertone, arcivescovo di Genova, e Alberto Piazza, studioso di Genetica delle popolazioni presso l'Università di Torino, sono stati protagonisti di un dibattito sui cambiamenti che le nuove scoperte scientifiche, e in particolare le biotecnologie, hanno provocato nell'uomo moderno. Sono intervenuti Vittorio Bo, direttore del Festival della Scienza, e Piero Bianucci, giornalista della rivista Tuttoscienze e moderatore dell'incontro.

«I progressi scientifici stanno modificando la natura umana? Questo è un problema filosofico e non solo scientifico. Prima di tutto definiamo il termine "natura umana". La specie umana nasce circa 130.000 anni fa in Africa e ha subito nel corso dei millenni mutamenti genetici e culturali. L'elemento che caratterizza la natura umana è il cambiamento. Esistono due tipi di evoluzione: una storica, che obbedisce ad un movimento delle popolazioni alla ricerca del sostentamento, e una geografica, che dipende dalla selezione ambientale. Nonostante gli individui differiscano geneticamente, il concetto biologico di specie è unitario, la natura umana è unica. Chiarito questo punto, mi concentrerei sul cambiamento culturale che è senza dubbio molto più importante di quello genetico», spiega Piazza e continua «tutti avrete sentito parlare di clonazione terapeutica o riproduttiva. Il fatto è che le tappe culturali della nostra specie sono in progressiva accelerazione. Se la storia dell'umanità fosse durata un'ora, le scoperte che hanno modificato radicalmente la nostra cultura, ovvero l'agricoltura, la ruota, l'industria ecc... si concentrerebbero negli ultimi dieci minuti. La domanda è: siamo preparati a questa accelerazione della nostra conoscenza? Bisogna essere educati».

Per Piazza l'innovazione è sempre difficile da accettare ed è attraverso l'educazione che si vince questo atteggiamento di rifiuto e si riescono a vedere i lati positivi dei cambiamenti. Secondo una mentalità datata, tutta la nostra cultura dipende dai geni, ma non è così. Il genetista asserisce anche che, dal punto di vista scientifico, non esiste un momento della creazione: «La fecondazione è un fenomeno complesso, non c'è un momento "x" prima del quale l'essere umano non è tale e dopo il quale lo è».

Tarcisio Bertone, in quanto uomo di fede, è un creazionista: crede ci sia un momento nel quale l'essere umano si rivela, un momento di creazione in cui scatta la scintilla vitale. «La natura umana è unica, tutti noi abbiamo un'identità spirituale che ci rende persone. L'evoluzione è un dato storico-scientifico e procede in modo omogeneo. Tuttavia, anche se gli scienziati "hanno trovato le chiavi del linguaggio della creazione", ci sono comunque dati preesistenti non creati dall'uomo: lo sviluppo della scienza è sviluppo della conoscenza di dati preesistenti, c'è un plusvalore che trascende la natura umana, che va oltre i geni. Per queste ragioni la scienza ha dei limiti etici: deve trattare l'uomo come un fine e mai come un mezzo».


Conferenza
Una nuova natura umana?
Mons.Tarcisio Bertone, Cinzia Caporale, Alberto Piazza. Modera Piero Bianucci
 
 
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