Diario del Festival

Dall'archivio del Festival, tutte le cronache dell'edizione 2004


4 novembre 2004
ICT: per innovare e competere

di Laura Calevo

L'ICT per innovare e per competere è il titolo del convegno che oggi, 3 novembre, alle ore 10.30, nella Sala Grecale dei Magazzini del Cotone, ha aperto la mostra Per fili e per segni – ingegno italiano e società dell'informazione, visitabile fino al 31 dicembre alla Fiera di Genova.

Tema dell'incontro: capire i punti deboli e i punti di forza del settore tecnologico italiano e proporre soluzioni a favore della competitività e dello sviluppo nel nostro paese.
Vittorio Bo, direttore del Festival della Scienza, ha sottolineato il crescente successo della manifestazione: «L'anno scorso il Festival ha registrato 130.000 visite. Domenica scorsa sono state 15.000. Questo dimostra che la scienza appartiene a pieno titolo alla cultura in senso lato e può essere raccontata in modo semplice, alla gente comune».
Giuseppe Roma, direttore generale del Censis, sposta il problema: «La questione fondamentale non è recepire l'innovazione ma modificare le strutture e i rapporti in modo che la tecnologia produca gli effetti voluti. Le piccole e medie imprese non investono in ICT perché questo significa sia avere le competenze per capire il processo, sia condividere informazioni e conoscenze a livello di distretto. Sarebbe sufficiente anche l'introduzione della media tecnologia: il nostro paese vede aumentare l'occupazione e diminuire la produttività perché cresce soltanto nei settori con alta occupazione e poca tecnologia ovvero nei servizi».

Furio Honsell del CRUI, Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, difende l'educazione di massa: «Credo che le eccellenze nascano dai numeri e non tanto dalle strutture. L'università è riuscita a colmare a basso costo il deficit di alta formazione che l'Italia aveva in passato. L'obiettivo che stiamo cercando di conseguire oggi è la creazione di scuole d'eccellenza che puntino, più che ai contenuti, ad una organizzazione dei saperi, alla multidisciplinarietà. Abbiamo bisogno di modalità nuove per promuovere il genio italiano, e abbiamo bisogno della ricerca: il sistema attuale frustra i giovani che vogliono intraprendere questa strada».

Bruno Lamborghini, presidente di Olivetti Tecnost, ribadisce il ritardo delle piccole e medie imprese italiane e il gap di investimenti ICT rispetto agli altri paesi e sottolinea l'importanza di nuovo capitale di rischio italiano, della ricerca e delle scuole d'eccellenza.

Ugo Guelfi, Consigliere del Ministro per l'Innovazione e le Tecnologie, insiste sulla triade: «Formazione, ricerca e innovazione, i tre mondi che dovrebbero essere più legati. Le piccole e medie imprese non comprendono il beneficio delle tecnologie e l'importanza del binomio business-tecnologia. La tecnologia ci sta offrendo grandi opportunità: dobbiamo essere competitivi senza rinunciare alla dimensione sociale ed etica».

Lucio Stanca, Ministro per l'Innovazione e le Tecnologie, non è potuto intervenire di persona e ha espresso il suo pensiero attraverso un video: «Sostengo questo progetto perché contribuisce ad avvicinare la gente alle tecnologie e diffonde le opportunità offerte dall'innovazione. Senza ICT non c'è crescita; la sfida è recuperare il terreno perduto».

Enrico Da Molo, amministratore delegato di Genova 2004, ha assicurato che scienza e tecnologia sono stati fin dall'inizio punti fermi del programma delle iniziative di Genova Capitale Europea della Cultura: «Un'occasione in più per avvicinare un settore professionale al grande pubblico».
Alessandro Repetto, presidente della Provincia di Genova, ha spiegato come l'occupazione passi anche attraverso l'innovazione: «Tra le competenze della Provincia c'è anche la formazione professionale per lo sviluppo del territorio. Perché la trasformazione di Genova non sia soltanto urbanistica, bisogna far sì che la cultura tecnologica divenga un elemento caratterizzante della città».

Franco Filippazzi, coordinatore del progetto scientifico, ha presentato la mostra, risultato di due anni di lavoro di studiosi e professionisti del settore, realizzate con il contributo di Aica e Fida.
«Per fili e per segni occupa una superficie di 3000 m² e ha tre livelli di approfondimento che rispondono a interessi diversificati: un percorso nel padiglione offre una panoramica generale, esplorazioni virtuali con 50 PC e una serie di approfondimenti a più voci. Sono previsti 50 incontri tra seminari, conferenze e tavole rotonde. Abbiamo proposto un viaggio dal passato al futuro attraverso informazione, comunicazione (fili) e informatica (segni) in Italia».

Antonio Calabrò, direttore dell'Apcom, ha coordinato i vari interventi: «Il nostro paese ha grandi intelligenze, grandi istituti di ricerca, grandi imprese di settore. Manca la capacità di essere sistema nella società dell'informazione. Sia il settore pubblico sia quello privato investono in ricerca e innovazione solo l'1%, meno degli altri paesi. Le università sono chiuse nel territorio, concentrate sulla formazione di massa e poco preoccupate della formazione specialistica. Le imprese guardano all'ICT come a un costo e non come ad un'opportunità: è la prima cosa che tagliano».

Pietro Varaldo, direttore generale Federcomin, espone il punto di vista di Confindustria: «L'innovazione va oltre l'ICT (Information and Communication Technology), la situazione italiana è debole rispetto agli altri paesi: negli ultimi 5 anni, in 14 settori produttivi si è perso il 14% dell'export mondiale. Il problema sono le piccole e medie imprese, poco inclini all'utilizzo delle nuove tecnologie. Il vantaggio del settore ICT è la trasversalità e il conseguente giovamento che può apportare ai servizi, e il paese ha bisogno di economie di servizi. La soluzione è in un mix di politiche industriali e digitali, con i contributi di imprese, distretti innovativi, settore dei servizi integrati e politiche di governo».


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Per fili e per segni
 
 
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