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31 ottobre 2004
Il cervello che decide (Comunicato n.20)

I meccanismi biologici in base ai quali l'uomo è capace di decidere non sono stati ancora scoperti. Tra gli scienziati che stanno lavorando per raggiungere una comprensione completa del nostro cervello c'è Alain Berthoz, docente di filosofia della percezione e dell'azione al collège de france, che oggi, domenica 31 ottobre, alle ore 21, presso l'Aula polivalente San Salvatore ha spiegato che cosa succede nella nostra testa quando decidiamo. Alla conferenza – moderata da Armando Massarenti, responsabile della pagina Scienza e filosofia del supplemento culturale de "Il Sole 24 ore" è intervenuto il filosofo della scienza (Università di Sassari) Silvano Tagliagambe.
Secondo Berthoz, le teorie classiche della decisione, in particolare le teorie economiche dell'utilità, non funzionano «perché fanno riferimento a una concezione di decisore non realistica. Sono normative, non descrittive». Stando ad esse, dice Berthoz, l'uomo e la donna reali non sono affatto razionali.
Berthoz ha dedotto alcuni punti-base per una nuova teoria. Innanzitutto, c'è stata un'evoluzione gerarchica nelle decisioni. In alcuni animali, la scelta di fuggire è governata da uno o più neuroni che agiscono a diretto contatto con il mondo esterno. Negli esseri umani, invece, si è sviluppata la capacità di staccarsi da questo legame diretto. Questo permette loro di valutare, elaborare strategie e formulare ipotesi.
Altrettanto importante nello sviluppo della decisione è il rapporto tra azione e percezione: «C'è una sorta di tirannia del cervello sulla percezione», dice Berthoz, «quello che vediamo spesso non è quello che percepiamo, perché il cervello impone le sue categorie». Per dimostrare questa tesi, il filosofo ha mostrato alcuni esempi di illusione ottica.
La parte della nostra mente che decide, però, lavora a stretto contatto con quella dove risiedono le emozioni, che esercitano quindi anch'esse la loro influenza. Infine, quello che facciamo dipende dal livello di attenzione.

«Non siamo ancora giunti a conoscere le radici biologiche della decisione», dice Berthoz, «ma siamo sulla buona strada. Le nuove collaborazioni avviate tra fisiologi, matematici, economisti e neuro-clinici lasciano presupporre che la ricerca otterrà risultati». Lo sforzo interdisciplinare ha, inoltre, prodotto una nuova branca di studio negli ultimi tempi: la neuro-economia.

comunicato completo (184 KB)

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