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5 novembre 2004
Senza diversità si muore: il benevolo disordine della vita (Comunicato n.44)
«Si dice che la vita è bella perché è varia. Questa sera si dimostrerà che la vita esiste perché è varia, che il vero valore della vita sta nella diversità». Con queste parole la giornalista Nicoletta Salvatori, direttrice della rivista scientifica "Quark", ha introdotto oggi, 5 novembre, alle ore 17.30, all'Archivio di Stato, la conferenza di Marcello Buiatti, docente di Genetica dell'Università di Firenze.
«Amo la vita perché è diversa. Non mi piace la "vita rettangolare", quella di chi non si adatta, di chi non cambia», esordisce Buiatti. «Le macchine sono progetti disegnati dall'uomo, sono un assemblaggio di pezzi indipendenti che non interagiscono tra loro. Le parti dell'essere umano, invece, interagiscono tra loro».
Le cellule umane comunicano con l'esterno e si modificano in funzione dell'ambiente. Uomini e donne hanno tutti gli stessi geni, le differenze dei caratteri dipendono dalla loro diversa attivazione. I geni di uno scimpanzé e di un essere umano sono qualitativamente uguali: la loro differenza a livello cerebrale è solo quantitativa.
«Abbiamo paura dei cloni perché destano in noi il timore della morte. Questo perché solo la morte è omogenea, la vita è connessa alla diversità. A caratterizzare l'essere umano è la sua diversa strategia d'adattamento: noi inventiamo, nel cervello avvengono sempre nuove combinazioni. La nostra umanità sta nell'inventiva cerebrale, ovvero nella capacità di recepire messaggi», spiega Buratti: «Il nostro cervello si organizza in parte dopo la nascita interagendo con l'ambiente. L'idea dominante negli anni 60 che tutto è scritto nei geni è falsa: il DNA è ambiguo. In ogni istante siamo diversi, i cervelli cambiano continuamente e influenzano il nostro comportamento. Se impediamo agli esseri viventi di cambiare, questi avranno meno possibilità di vita. Paradossalmente, in termini evoluzionistici, il migliore è perdente: se si modifica sparisce. Il vincente è chi se la cava, chi è in grado di modificarsi».
Non dobbiamo avere paura delle idee nuove, del cambiamento. La nostra variabilità culturale è potentissima, ma dobbiamo operare per preservarla. Buiatti consiglia di realizzare la gioia della propria capacità d'invenzione, che è amore per la diversità e per la vita.
comunicato completo (184 KB)
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