Diario del Festival

Dall'archivio del Festival, tutte le cronache dell'edizione 2004


4 novembre 2004
Cibo: croce e delizia

di Nadia Crotti

Se pensate che uno psicoterapeuta che parla di cibo debba parlare per forza di anoressia o di bulimia, o di alternanze tra questi due tipi di abusi, vi sbagliate. Vi sono argomenti, come le malattie, di cui non si parla a tavola. E venerdì 5 novembre, la conversazione si svolgerà ad una tavola eccellente, quella del Ristorante Saint Cyr (piazza Marsala).

Parlando insieme di cibo, si affronterà una dimensione più ampia dell'indagine psicologica: la grande domanda del "perché", genericamente esistenziale: quei "perché" che per tutta la vita ci fanno sussultare davanti ad un evento inatteso, che esige una comprensione.

Vediamo alcuni "perché" sul cibo che hanno accompagnato la nostra crescita: da neonati, il "perché ha mal di pancia?" si traduce - con un bell'urlo - nel rifiuto di un cibo che ci sentiamo nemico.
Da adolescenti, il sentirci brutti si traduce - con una bella ansia - in: "ho i brufoli a causa di questo cibo e la pancia a causa di quest'altro".

Ma è davvero tutto così semplice?
Spesso, il cibo-croce è una risposta di apprendimento non necessariamente consapevole a qualcosa che ci ha fatto sentire poco bene. Più spesso è l'acquisizione di una regola trasmessaci prima in famiglia, poi a scuola, sia da insegnamenti teorici che dalla convivialità tra amici. Tuttavia, sempre più spesso, l'educatore alimentare sono i media di altissima divulgazione, che usano il trinomio:
- creare un problema (cioè dare un modello di comportamento o di personaggio)
- inventare una regola (spesso bizzarra: dalle diete astronomiche agli abbinamenti esoterici)
- creare un mercato (gli esempi li troviamo ogni giorno in internet o dal giornalaio)

Chiediamoci però se anche questo è sufficiente a spiegare il rapporto con il cibo di ciascuno di noi.
Il filosofo afferma, con l'intento di differenziare le modalità di pensiero delle categorie sociali affamate da quelle di chi è sazio, che "l'uomo è ciò che mangia".
Io sosterrò che "l'uomo è ciò che incorpora: ciò che respira, che beve, assume, ma anche con chi si mette in relazione". Non quindi solo cibo ma interazione, incorporazione. Spesso mangiamo teorie sociali: moraliste contro il colesterolo esaltano chi fa sport estremi.

Parleremo, quindi, di: formazione del gusto, di sviluppo dell'ideale familiare e sociale del sé, malattie (poco) e comportamenti o abitudini, fobie o aspirazioni sociali, ambivalenze e... parleremo anche insieme, come si fa ad una buona tavola.


Evento
Sapori di Scienza
 
 
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