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Diario
del Festival
Dall'archivio del Festival, tutte le cronache dell'edizione
2004
7 novembre 2004
Il principe delle arene candide
di Laura Calevo
Il "Principe" delle Arene Candide ha finalmente un volto. Oggi, 6 novembre, alle ore 12, presso la Codice srl, è stato presentato ai giornalisti l'identikit del ragazzo quindicenne sepolto 24.000 anni fa nella Caverna delle Arene Candide (Finale Ligure – SV).
La presentazione al pubblico ha avuto luogo alle ore 16, presso la Sala Conferenze del Museo Navale di Pegli (Villa Doria). Sono intervenuti Luca Borzani, assessore alla cultura del comune di Genova, Patrizia Garibaldi, conservatrice del Museo di Archeologia Ligure di Genova, Margherita Mussi, esperta di paleolitico superiore dell'Università La Sapienza di Roma, Tatiana Baloueva e Lila Veselovskaya dell'Istituto d'Antropologia di Mosca.
Nel Maggio del 1942, l'archeologo Luigi Cardini ha rinvenuto un reperto risalente al paleolitico superiore e ha subito compreso l'importanza della scoperta. Dal punto di vista antropologico il ragazzo era adulto: robusto, 1.75 di altezza, privo di una parte della mandibola e della spalla destra, con una massa d'ocra gialla al posto del cranio mancante.
La sua morte dovrebbe essere imputabile ad un incidente di caccia. «La cosa più interessante del ritrovamento è lo straordinario corredo funebre del ragazzo, che gli è valso il titolo di "principe". Nella caverna sono stati rinvenuti un ammasso di conchiglie marine, un ciondolo d'osso di mammut (animale non presente in Liguria in quel periodo), una lunga lama di selce impugnata nella mano destra (proveniente da un luogo che si trova a 300 km dalla caverna) e quattro bastoni forati ricavati da corna d'alce.
Questi materiali dimostrano come nel paleolitico superiore le popolazioni si spostassero», spiega Patrizia Garibaldi. Il calco del cranio del "principe" è stato inviato all'Accademia delle Scienze di Mosca, dove due specialiste hanno rimodellato, in due mesi di lavoro, i lineamenti del ragazzo.
Margherita Mussi descrive il contesto culturale e ambientale in cui ha vissuto "il principe": «La cultura Gravettiana è la più grande cultura paneuropea. Si è sviluppata 28.000 anni fa fuori dall'Italia, in un' area compresa tra la Russia e le sponde dell'Atlantico. Le prime vere costruzioni umane risalgono a questo periodo. I Gravettiani sono probabilmente entrati in Italia dalla Liguria: la lama di selce proveniente dalla Francia e gli oggetti di alce, provano il loro spostamento e soprattutto la loro estraneità al nostro territorio. L'alce è chiaramente un sostituto della renna, animale non presente nel nostro territorio».
I Gravettiani erano suddivisi in piccoli gruppi sparsi per l'Europa e in contatto tra loro. Provenendo dai tropici, conoscevano poco la zona e si spostavano alla ricerca di condizioni ambientali più favorevoli. La ricostruzione materiale del volto del "principe" ha consentito a Tatiana Baloueva e a Lila Veselovskaya di rilevare tratti in comune con altri crani rinvenuti a Sunghir, in Russia: la base del naso affossata, il prognatismo, la parte occipitale del cranio, le proporzioni del viso e le parti molli. Tra Moravia e Liguria c'erano dunque dei contatti, testimoniati anche da somiglianze negli oggetti e nelle forme artistiche.
«Questa presentazione sottolinea il legame tra Festival della Scienza e Musei e si connette al tema del recupero della memoria attraverso le nuove tecnologie. Abbiamo uno splendido Museo d'Archeologia Ligure, vivo sia per l'aspetto didattico sia per i contatti che intrattiene con la comunità scientifica. In una società fondata sull'immateriale, quello archeologico è un campo di straordinario interesse: ci permette il recupero della materialità della condizione umana. Queste scoperte ci fanno comprendere le nostre radici, il nostro essere figli di tanti processi migratori. La storia dell'uomo segue una dinamica di spostamenti», dice Luca Borzani e aggiunge «dall'anno prossimo vorrei che tutti i reperti Gravettiani della Liguria fossero riuniti a Genova»
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