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3 novembre 2004
Convegno internazionale su neuroscienze e psicoanalisi: memoria, emozioni, sogni (Comunicato n.38)
Mauro Mancia, psicoanalista e direttore dell'Istituto di Fisiologia umana II dell'Università degli Studi di Milano, è intervenuto oggi, 4 novembre, al convegno internazionale su Neuroscienze e psicoanalisi: memoria, emozioni e sogni, che si è tenuto presso la Sala Amga. Mancia ha incominciato con una classificazione dei diversi tipi di memoria: «Non esiste solo la memoria a breve e a lungo termine. Quella a lungo termine si divide a sua volta in memoria esplicita o dichiarativa, che ricostruisce la nostra storia personale, e in memoria implicita o non dichiarativa. Esistono tre tipi di memoria implicita: quella su cui puntano i pubblicitari, che spinge le persone a preferire inconsciamente un oggetto già visto prima; quella relativa alle conoscenze psicomotorie e quella emozionale ed affettiva». La memoria dichiarativa è cosciente, verbalizzabile e rimuovibile, quella implicita è inconscia, non verbalizzabile e non rimuovibile. Nelle ultime settimane di gestazione e da zero a due anni, tutte le esperienze del bambino sono implicite e quindi non verbalizzabili, mentre, dopo i due anni, le esperienze sono esplicite e verbalizzabili. Ai due tipi di memoria corrispondono due dimensioni dell'inconscio: il rimosso, che riguarda la memoria esplicita, e il non rimosso, che riguarda la memoria implicita. I metodi psicoanalitici recuperano il rimosso, quello che può essere ricordato. La psicoanalisi del futuro si deve occupare invece del non rimosso, ovvero di quella parte d'esperienza senza ricordo. Per recuperare questa dimensione ci sono due strade da percorrere: il transfert e l'analisi dei sogni. La prima si basa sulla comunicazione infraverbale, sull'analisi della gestualità e della voce. Nel sogno ci sono però le maggiori chance di accedere alle esperienze che non si ricordano. Attraverso la ricostruzione della storia soggettiva dell'individuo, l'analista può recuperare un inconscio che non può essere rappresentato né ricordato con la memoria. «Nel 1958 è stata elaborata la teoria per cui il sogno è caotico e privo di senso, un evento fisiologico estraneo alla psicoanalisi. Negli anni 70 si è stabilito come si sogni sia nella fase REM, sia nella fase non REM. Secondo alcuni c'è un solo organizzatore del sogno, indipendentemente dalla fase del sonno; secondo altri ci sono due generatori di diversa qualità: il sogno fuori dalla fase non REM ha carenze qualitative e quantitative», spiega Mancia. Secondo Freud, il sogno è la soddisfazione allucinatoria di un desiderio rimosso nell'infanzia. Quando dormiamo scompare la realtà e la nostra coscienza. L'energia, non più impegnata nelle azioni motorie, subisce una regressione e va a colpire la sfera sensoriale. Si crea così un'allucinazione che realizza nel sogno un desiderio irrealizzabile nella realtà.
comunicato completo (185 KB)
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