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3 novembre 2004
La fisiologia della verità (Comunicato n.37)
Il tema delle neuroscienze, fortemente presente in questa edizione del Festival della Scienza, è stato riproposto da Jean Pierre Changeux, neuroscienziato francese di fama mondiale, mercoledì 3 novembre, nell'intervento presso la sala Grecale dei Magazzini del Cotone.
"Contrariamente a quanto si pensa, abbiamo capito molte cose sul funzionamento del cervello", spiega Changeux tratteggiando sinteticamente i progressi compiuti a partire da Cartesio nel XVII secolo "ma il suo studio è una faccenda molto complessa e c'è ancora tantissimo da imparare. Il cervello non è un organo come gli altri; si parla di cento miliardi di cellule in costante movimento ed evoluzione, sia morfologica, durante la crescita, sia culturale". In pratica ogni pensiero o concetto memorizzato prevede la modifica di alcune strutture cellulari. Spiega Changeux.
"Nonostante questa complessità, esiste una sorprendente universalità della conoscenza. I filosofi potranno dirvi che si tratta di insondabili equilibri dello spirito, ma non è proprio così. A livello della corteccia prefrontale, una delle parti più attive del cervello, sono rilevabili, tramite risonanza magnetica ed altre recenti tecnologie, continui mutamenti mentre comunichiamo, riflettiamo o svolgiamo un lavoro. C'è quindi una precisa correlazione, rilevabile con gli strumenti, tra lo stimolo e l'attività cerebrale".
Dalle ricerche più recenti risulta che tutti gli uomini, salvo malformazioni, percepiscono gli stimoli allo stesso modo, e hanno per lo più le stesse reazioni fisiologiche nel cervello. Le differenze si hanno durante la fase di rielaborazione, che avviene in modi diversi, secondo i vari canoni culturali. "Ma allora quale potrebbe essere la forma di conoscenza oggettiva più avanzata?". "Il metodo scientifico è il sistema più maturo di percezione umana: indipendentemente dall'area culturale di provenienza, il linguaggio che si parla è lo stesso. Le idee vengono proposte, condivise, discusse e subiscono una continua evoluzione. Si tratta dell'unica forma di conoscenza che fornisce verità indipendenti dall'esperienza soggettiva". Continua il neuroscienziato: "Non pretendo però che la scienza ci offra la verità assoluta. Fornisce solo un accumulo di verità parziali, valide fino ad una nuova, più evoluta teoria".
comunicato completo (186 KB)
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