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6 novembre 2004
La scimmia e il filosofo: dialogo sull'uomo tra natura e cultura (Comunicato n.48)

Nell'Aula San Salvatore della Facoltà di Architettura un gruppo di esperti di diverse discipline: l'epistemologo Telmo Pievani, il docente di Biologia animale e dell'Uomo Aldo Fasolo, il docente di Anatomia Umana Giacomo Giacobini e lo storico della Scienza Pietro Corsi, si sono riuniti per discutere sulla teoria dell'evoluzione dell'uomo. La presentazione del nuovo Dizionario di Biologia (UTET) con oltre 400 voci, curato da Fasolo assieme a 70 collaboratori, offre lo spunto per parlare della multidisciplinarità della ricerca che oggi si avvale sia degli studi in campo scientifico sia di quelli umanistici. La paleontologia, con i suoi reperti, costituisce un terreno fertile per il progresso degli studi sull'evoluzione. Al giorno d'oggi si parla di un'evoluzione a "cespuglio" della specie Homo, distribuita cioè fra le diverse forme di ominide che hanno migrato, si sono trasformate, aggregate o isolate, e poi estinte proprio come gli altri animali. La difficoltà di reperire documenti paleontologici, e la casualità del loro ritrovamento, in alcuni casi "può non aver lasciato testimonianza di alcune forme", osserva Giacobini. A questo limite si associa un altro evidente vincolo: i resti che ritroviamo sono solo ossa, e non organi deperibili come il cervello. Lo studio dell'evoluzione dell'intelligenza umana si basa perciò sull'osservazione di elementi sociali, storici, tecnologici e culturali. Inoltre è ormai appurato come la dimensione dell'encefalo o la quantità di materia grigia non siano indici della funzionalità cognitiva. Un esempio per tutti: il cranio di Dante era di dimensioni ridottissime. Non si può parlare di evoluzione lineare, e gli stessi grafici testimoniano parametri organizzabili cronologicamente, ma non riconducibili l'uno all'altro. Attualmente gli studi precedenti e le diverse scoperte si gestiscono in maniera articolata e dialettica, mettendo in relazione i vari dati. La storia dell'uomo è la storia delle diversità, della coesistenza di molte specie, ed è più intricata, e in fondo più normale, di quello che si ipotizzava; una storia che negli ultimi anni si è arricchita di reperti provenienti soprattutto dai rami collaterali, quelli delle altre forme di Homo. Nessun episodio straordinario o evento ultraterreno è intervenuto nella selezione dell'uomo: semplicemente ha agito la diversità, tutt'oggi osservabile tra gli esseri umani. Una simile conclusione, concordano tutti i relatori, dovrebbe indurre alla tolleranza: anche se cambiano il colore della pelle, le abitudini, le tradizioni e le credenze, la radice è la stessa.

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