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28 ottobre 2004
Geni e cancro (Comunicato n.6)

Pier Paolo Di Fiore, professore ordinario di patologia generale dell'Università di Milano, ha tenuto oggi, 28 ottobre, alle 17, alla Loggia dei Mercanti, la conferenza dal titolo: Geni e cancro. Ha introdotto Carlo Tacchetti, docente di Anatomia umana presso l'Università di Genova.

In un'aula gremita di studenti di medicina e di persone interessate, Di Fiore ha illustrato le origini della malattia, il suo sviluppo e i passi che sono stati fatti per combatterla.

«La vita è guidata dalla tendenza a replicarsi, il sogno di ogni organismo unicellulare è di dividersi. Noi siamo organismi pluricellulari fatti da un trilione di cellule che devono dividersi e rimanere sotto controllo. Il cancro è una malattia legata alla proliferazione cellulare: la cellula perde i meccanismi di controllo e torna allo stato primordiale, si divide continuamente», ha spiegato Di Fiore.

Il DNA si trova nel nucleo della cellula e comunica con l'esterno attraverso un messaggero, l'RNA. Il DNA si stampa sull'RNA che, a sua volta, si stampa sulle proteine. Se c'è un errore di stampa che parte dal DNA, il malfunzionamento si ripercuote sulle proteine, che risultano malate.
Nelle cellule sono presenti anche geni detti oncogeni che, se alterati, possono stimolare il moltiplicarsi delle cellule: in presenza del tumore il meccanismo di disattivazione della duplicazione non funziona più.

Oggi il tumore è la seconda causa di malattia e morte negli USA: il 22% della popolazione muore di tumore. La malattia, diffusa nelle società evolute, dove la vita è più lunga, colpisce soprattutto persone di età avanzata. Dal '92 al '99 si è raggiunto il 63% di guarigioni, dovute essenzialmente al miglioramento delle pratiche cliniche, alla diagnosi precoce, alla tecnica chirurgica più avanzata, alla prevenzione primaria e all'impiego di farmaci.
Sono colpiti in eguale misura sia uomini sia donne e gli organi più a rischio sono i polmoni.

La ricerca molecolare sul cancro continua perché, negli ultimi venticinque anni, non c'è stato un progresso tanto rilevante quanto quello dei primi cinquant'anni del '900. Si è creato uno zoccolo duro che sembra inattaccabile ed è necessario elaborare nuove tecniche e nuovi farmaci per aggredirlo.

«Interferire con il tumore è complicato perché non è un qualcosa di esterno, come un'infezione: si tratta di una nostra cellula, solo leggermente modificata. Di conseguenza, i farmaci possono aggredire anche le cellule sane e intossicare l'organismo», precisa Di Fiore, e continua, «Perché si verifichi il tumore sono necessarie cinque o sei alterazioni concorrenti: la singola cellula ha poche probabilità di contrarlo, l'incidenza è data dall'enorme quantità di cellule presenti in un organismo».

comunicato completo (188 KB)

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