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28 ottobre 2004
Macchine e Robot: problemi e prospettive per il progresso dell’umanità (Comunicato n.8)

Philippe Coiffet arriva dalla Francia ed è riconosciuto a livello internazionale come uno dei padri della robotica. La sua esperienza lo ha portato ad occuparsi anche dei risvolti sociali della propria scienza, inaugurando il filone della roboetica: un importante fondamento affinché la scienza robotica sia motivo di progresso sociale oltre che economico.
A partire dagli anni '50, con l'evoluzione scientifica conseguita in campo bellico e postbellico, il robot risponde a tre diversi bisogni. Quello dell'industria, che già automatizzata, richiede una manipolazione sempre più raffinata degli oggetti e un'efficace soluzione in termini di trasferimento degli stessi. Un altro bisogno è posto dalla necessità di operare a distanza, per intervenire ad esempio in ambienti pericolosi, come le centrali nucleari, a cui risponde la teleoperazione o telemanipolazione. Mentre nelle università americane, ci si dedica a trasformare i computer in macchine mobili e sempre più intelligenti. Ma è solo negli anni ottanta che le tre direzioni cominciano a convergere, fondendosi in un'unica, rivolta all'idea di creare il cosiddetto "robot di servizio".
Coiffet propone un bilancio della situazione attuale. Nel campo della robotica industriale si può parlare di successo pressoché completo: i robot occupano una postazione fissa, in un determinato ambiente per cui è facile prevedere gli eventi e quindi programmarli con estrema precisione ed efficacia. Nel campo della teleoperazione i risultati sono meno buoni, perché resta da risolvere il problema del feedback all'operatore che, intervenendo a distanza, soffre di un ritorno lento delle informazioni. Tuttavia, ottimi progressi sono stati fatti grazie al virtuale. Per quanto riguarda il robot mobile e intelligente, in una parola il "robot domestico", i risultati sono ancora inadeguati. Si è raggiunto un modello (franco-giapponese HRP2) in grado di muoversi avanti, indietro e di lato, che riesce a cadere e a rialzarsi da solo, ma persistono le difficoltà relative alla scarsa possibilità di previsione sia sull'ambiente di lavoro che sulla definizione delle mansioni da compiere. Il limite della macchina resta quello di affrontare gli imprevisti.
Oggi l'obiettivo è quello di creare un umanoide informatizzato che dia un sicuro feedback all'operatore o addirittura gli consenta, tramite reti virtuali, di immedesimarsi nel robot e quindi dar vita alla telesistenza. Non si può più negare che le macchine offrono concrete possibilità di migliorare la vita dell'uomo. Piuttosto l'attenzione deve restare alta rispetto all'uso che se ne fa, che può rivelarsi scorretto o dannoso. L'accento deve essere posto sulla formazione degli ideatori e su quella degli utenti, sull'interazione tra uomo e macchina che deve avvenire già in sede di progettazione insieme alle riflessioni sulla facilità d'accesso dell'uomo alla macchina. I robot comunque non ci soppianteranno perché resteranno sempre soggetti nelle mani di terzi...

comunicato completo (190 KB)

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