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29 ottobre 2004
L’evoluzione culturale e la scienza di Enrico Bellone (Comunicato n.11)
Enrico Bellone, docente di fisica all'Università di Milano, si dice insoddisfatto di come il capitolo della cultura scientifica è stato fino ad oggi ricostruito. Propone quindi di partire da una domanda: cos'è una scoperta scientifica? La maggior parte delle grandi scoperte dimostra due essenziali caratteristiche comuni: la prima, sono anacronismi, risultati inattesi di scienziati, alla ricerca di qualcosa, che finiscono per trovare altro. Questo è il carattere della non prevedibilità. La seconda caratteristica comune è che, di fronte alla grande scoperta, lo scienziato non è in grado di prevederne gli esiti da lì a 10 anni. In questo caso le scoperte sono assimilabili al concetto delle mutazioni, il cui intervento cambia il corso della scienza, ma in tempi piuttosto lunghi. Quello che accomuna uno scienziato del rinascimento come Galileo ai grandi nomi del novecento, è che le ricerche hanno quasi sempre un programma ben preciso e conoscibile, si dotano di assunti di partenza chiari, ma poi accade che ciò che viene scoperto sia completamente slegato da programmi e assunti di partenza e che gli stessi scienziati non siano in grado di capire la direzione in cui le novità si inseriscono. La grande scoperta non è deducibile dalle teorie esistenti nell'epoca e quindi ha carattere accidentale e non vettoriale.
La cultura scientifica va avanti su un modello di concezione evoluzionistica del sapere. Il suo sviluppo è legato alla capacità dell'homo sapiens di depositare le sue conoscenze su oggetti esterni da sé. La scienza è cultura in tutti i sensi e questo al di là della diffidenza che questa equiparazione suscita in molti. Perciò alla domanda se Galileo fosse più fisico o più astronomo, l'unica risposta possibile è che Galileo fu uomo di cultura, perché fautore di una mutazione in grado di cambiare il modo di pensare del mondo. "La scienza va a zig zag e non dobbiamo vergognarcene".
comunicato completo (185 KB)
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